Messina durante la dominazione bizantina
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.), la Sicilia (e quindi anche Messina) subì una serie di invasioni barbariche.
Esse vennero interrotte solo quando l’isola entrò a far parte dell’Impero Romano d’Oriente, comunemente chiamato Impero bizantino.
Dopo la conquista dell’isola da parte dei Bizantini, si aprì per gli isolani un periodo di relativa tranquillità, anche se non mancarono, nel tempo, episodi di rivolta contro il governo bizantino, soprattutto a causa di un eccessivo fiscalismo, che impoverì la popolazione.
A ciò si aggiungano un evidente rallentamento dei commerci e continue vessazioni amministrative e fiscali a danno della popolazione.
Durante la dominazione bizantina, Messina venne governata da magistrati locali, chiamati “Stratigoi” e venne abbellita di monumenti.
La città, nel 407, con la propria flotta andò in aiuto dell’imperatore bizantino Arcadio, che si trovava cinto d’assedio a Tessalonica (oggi Salonicco).
Riconoscente per l’aiuto, l’Imperatore concesse numerosi privilegi alla città.
Dichiarò Messina città principale dell’impero, “Protometropoli” della Sicilia e della Magna Grecia.
Le conferì il comando perpetuo sulla Sicilia e le consegnò il vessillo imperiale che aveva per insegna una croce d’oro su campo rosso.
Grazie al prestigio acquisito, il porto di Messina riprese i contatti commerciali con l’Oriente.
Nei periodi successivi, l’Impero d’Oriente andò lentamente decadendo, indebolito da continue guerre con i popoli confinanti, da lotte interne e da profondi dissidi religiosi.
Nonostante ciò, Messina restò fino all’ultimo fedele agli imperatori bizantini.